Ascoltare per migliorare la relazione con i figli
In questo articolo parlo di preadolescenza e adolescenza, rapporti tra genitori e figli, aggressività, comportamenti provocatori e sfide, ascolto e parent coaching
Nella mia attività clinica, ascolto genitori e figli che pur provenendo dalla medesima famiglia, mi riportano descrizioni apparentemente opposte di ciò che in modo diverso definiscono “problema familiare“.
Ascoltandoli, si può avere la sensazione di guardare le due facce di una stessa medaglia destinate a non incontrarsi mai.
Da una parte, ci sono genitori che non hanno più la certezza di capire i propri figli, che hanno una sensazione di incapacità nel gestire richieste sempre mutevoli, continue e spesso incomprensibili dei ragazzi.
Genitori che non sanno gestire e contenere l’emotività, l’aggressività e il disagio dei figli.
Madri e padri che ricevono insulti e veri e propri attacchi di aggressività verbale e talvolta fisica e ne rimangono sconvolti e spaventati. Qualcuno per rassicurarsi giustifica i figli con frasi tipo: “quando è arrabbiato non capisce nulla, poi però si scusa, oppure “questo è il linguaggio di oggi”, offrendo l’argomentazione per un successivo scontro.
Madri e padri troppo tolleranti e figli troppo accontentati che finiscono per percepire i genitori come figure deboli e incapaci di contenere le frustrazioni o essere figure di riferimento.
Genitori che utilizzano un atteggiamento pseudo-accudente e accontentante con soluzioni immediate come regali, premi, concessioni, credendo che questo possa ammorbidire i conflitti, ma dall’effetto contrario e poco durature nel tempo.
Genitori che, nel poco tempo che dedicano al dialogo con i figli tra una faccenda e l’altra, sperano di riuscire, con un atteggiamento complice e amichevole, a costruire un’alleanza con i figli, ma spesso ottengono di perdere ancora più di autorità con l’essere “amico di mio figlio“.
Genitori che hanno paura che i figli frequentino “cattive compagnie”, facciano uso di sostanze o di alcol, si possano mettere nei guai con la legge.
Famiglie “normali” nelle quali l’ingresso nell’età preadolescenziale arriva a mettere in crisi i rapporti tra coniugi che hanno modalità e stili comunicativi differenti.
Genitori preoccupati e spaventati perché i figli non si piacciono più, sembra si vogliano fare del male, si chiudono in loro stessi, non escono più, non mangiano più, perdono gli interessi di un tempo.
Dall’altra parte ascolto il racconto di figli che si sentono spaventati, increduli, non capiscono cosa sta loro succedendo dei tanti cambiamenti fisici e psichici che spazzano via le certezze costruite nell’infanzia e lasciano una sensazione di incertezza e vacuità, tipica della preadolescenza.
Rispondono “non lo so”, “boh” con una vaghezza che sa molto di confusione, se gli si chiede qualcosa di personale.
Davanti alle paure e alle preoccupazioni dei genitori minimizzano come se non li riguardasse o fosse qualcosa di poca importanza o di passaggio.
Figli che non parlano con i genitori se non con i silenzi, oppure ci hanno provato ma poi hanno smesso perché “si spaventano e si preoccupano troppo”, “si arrabbiano”, “non hanno mai tempo”.
Ascolto ragazzi apparentemente sicuri, sembrano quasi spavaldi nel raccontare esperienze o parlare di temi dei quali con poche domande si scopre che ne hanno un’idea e una conoscenza solo vaga, il più delle volte errata e incompleta o riportata da fonti inadeguate.
Genitori e figli sembrano due pianeti obbligati a girarsi attorno, due universi paralleli di incomunicabilità.
Il dialogo è la prima vittima di questo strano rapporto.
In virtù dei mutamenti dell’adolescenza, può risultare molto difficile riuscire a dare un nome a ciò che accade a livello fisico e a livello psicologico, per un ragazzo. Anche nell’infanzia i cambiamenti sono stati mutevoli e rapidi, ma dalla preadolescenza si è consapevoli del cambiamento in atto, anche se non si riesce a spiegarlo.
L’emotività è molto accesa e del tipo “tutto o niente”, riscontrabile nei repentini cambi di umore e nella coloritura che caratterizza l’espressione emotiva. Ecco perché spesso i ragazzi poi si scusano con i genitori… fino al successivo cambio di stato d’animo.
Tanti genitori sono ignari di questi processi tipici dell’adolescenza oppure, pur conoscendoli, vivono come un attacco personale e una provocazione diretta a loro tutti i comportamenti dei figli.
Come colmare questa incomprensione?
Per tanti genitori potrebbe essere utile conoscere le caratteristiche della preadolescenza e dell’adolescenza al fine di avere un inquadramento teorico di ciò che accade in tale età evolutiva.
Tantissime sono le pubblicazioni che trattano del tema. Vanno preferite quelle di professionisti del settore che utilizzano un linguaggio chiaro e comprensibile.
Altra competenza da mettere in campo è quella di un ascolto aperto e accettante.
Ascoltare senza giudizio, domandare per conoscere invece di sentenziare o affermare può essere difficile in una situazione in cui si è emotivamente coinvolti, ma è l’unico strumento che i genitori hanno per entrare in contatto con i propri figli.
È richiesto uno sforzo per contenere la propria ansia, preoccupazione, rabbia, frustrazione di genitore che si sente inascoltato e inefficace, ma come possono i genitori occuparsi delle ansie, delle preoccupazioni, della rabbia e della frustrazione dei figli se non riescono a gestire la propria?
In altri paesi europei come la Francia e la Gran Bretagna, lo Stato organizza corsi per i genitori per aiutarli a trovare nuove modalità di gestire la relazione con i figli, in un’ottica di prevenzione del disagio giovanile e dell’abbandono scolastico. Vengono organizzati corsi per sostenere i genitori nel contenere ed elaborare il disagio dei loro figli.
Come psicologo che si occupa di famiglie e comunicazione, offro ai genitori la possibilità di lavorare sulle proprie competenze comunicative ed emotive e sull’aumento delle conoscenze relative alla preadolescenza attraverso la consulenza psicologica e il parent coaching.
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